… Eppure sono doni, quelli che ci vengono dati in questo momento.
Ci viene regalato del Tempo. Quello che molti di noi non trovavano più.
E ci viene regalata la Nostalgia. Quella che molti di noi non sentivano più.
E il Desiderio di una Presenza Vera. Quella che molti di noi hanno dimenticato.
Non so quanti di noi si stanno accorgendo che abbiamo costruito una società perfetta per la distanza e la “non-presenza” e il “non-contatto” con l’altro.
Ora stiamo a casa. Isolati. Separati gli uni dagli altri. Ma da qui possiamo fare (quasi) tutto. Possiamo lavorare, fare la spesa, comprare, inviare soldi o ricevere soldi…
Se ci pensate bene, non è che sia cambiato granché…
Mi chiedo quanti di noi adesso che non ci possiamo toccare, si stiano accorgendo che non ci tocchiamo da anni. Che non ci guardiamo negli occhi da anni. Che da anni mandiamo baci virtuali, abbracci virtuali, conforti virtuali, dichiarazioni di amore o sentenze di fine di amore virtuali. E che da anni ci incontriamo in uno spazio virtuale dove siamo (llusioriamente) insieme e (realmente) soli. E lontani.
Le connessioni virtuali hanno sostituito le connessioni di anime e corpi da anni… Siamo separati e distanti da anni. Da anni, ci illudiamo di esserci, ma da anni siamo solo parole ed emoticon senza corpi.
Alfabeti viaggianti. Lettere sparse nell’aria e filtrate da schermi.
Siamo esseri per lo più ossessionati dal lavoro. Gli unici esseri umani veri con cui CONdividiamo TANTO tempo sono i nostri colleghi.
Per gli altri, non abbiamo più tempo.
Non so se ce ne stiamo accorgendo. Abbiamo costruito una società di solitudini e di rapporti superficiali, dove l’intimità è il vero nemico.
La verità è che ci stiamo proteggendo dall’altro da anni.
Ci stiamo proteggendo dal sentire l’altro, dal viverlo per davvero, dal toccarlo o dal guardarlo e questa difesa è diventata così naturale che neanche ce ne accorgiamo più.
E ora, all’improvviso, qualcosa che arriva dall’alto e si presenta come un mostro invisibile e cattivo, mentre ingigantisce la paura del “contatto con l’altro” (paura che conosciamo già benissimo senza saperlo e su cui abbiamo costruito un’intera società globale e di cui siamo addirittura fieri), questo mostro invisibile – dicevo - ci ricorda contemporaneamente che abbiamo un corpo (di cui prenderci cura), che abbiamo corpi (altrui) di cui prenderci cura, corpi da toccare e da abbracciare, corpi lontani che non possiamo raggiugere e di cui (incredibilmente!) sentiamo nostalgia.
Corpi che potremo non rivedere più…
Che strana, la vita: mentre un mostro arriva e ingigantisce quello che già c’è (la paura dell’altro), contemporaneamente ci mostra il suo contrario: perché se è vero che la distanza ci salverà in questo momento, è grazie a qualcuno che non ha paura di avvicinarci e di toccarci che guariremo…
E in questo scenario paradossale, anche noi diventiamo riflessi giganti di quello che abbiamo nutrito dentro – Paura o Amore – e così, nelle nostre case dove siamo prigionieri, qualcuno di noi sta proiettando sui propri muri ombre gigantesche di nemici da odiare e da cui difendersi ancora di più e qualcuno altro sente una Nostalgia struggente per quell’abbraccio ora negato, per quel conforto vero che si sente solo quando i nostri cuori si uniscono in un solo battito e che possiamo sentire solo se ci stringiamo nella nostra fragilità – come dice Mariangela Gualtieri – di “incastri d’amore”.
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