top of page
Immagine del redattoreAlessia Giovannini

Un cavallo agitato in nostra presenza: e se dipendesse anche da noi?

UNO SGUARDO ALLE NEUROSCIENZE, ALL’INTELLIGENZA EMOTIVA UMANA E AGLI STUDI SCIENTIFICI SUI CAVALLI


Foto: Alessia Giovannini

Le scoperte delle neuroscienze, in riferimento ai neuroni specchio di cui sono dotati uomini e animali (cfr. Giacomo Rizzolatti) e al “circuito di risonanza” (cfr. Daniel Siegel, PhD), stanno letteralmente rivoluzionando il modo di concepire il rapporto tra uomini e uomini e uomini e animali. Le neuroscienze ci dicono che uomini e animali sono esseri biologicamente sociali perché il loro cervello si relaziona costantemente con il mondo che li circonda e costantemente reagisce.


I neuroni specchio

Quando noi esseri umani abbiamo a che fare con persone ed animali (cioè con altri esseri dotati di un sistema motorio e di un sistema intenzionale, quindi senziente), il nostro circuito di “neuroni specchio” è costantemente in funzione. Questo mirabile sistema di “rispecchiamento” testimonia la capacità di entrare in comunicazione con altri cervelli senza alcun atto di volontà o consapevolezza perché è assolutamente automatico.

In ogni incontro succede più o meno questo: ogni volta che io ti guardo, riproduco dentro di me quello che sto vedendo in te. Il sistema di neuroni specchio riesce a riprodurre dentro di me non solo un tuo gesto o una tua espressione facciale, ma la qualità emozionale che lo sottende: se tu provi paura, io non solo capisco che hai paura, ma riproduco quella paura dentro di me come se fossi io a provarla e “ti capisco” non con la mia consapevolezza, ma “ti sento” con il mio corpo, coi miei muscoli, istantaneamente. I neuroni specchio, infatti, non si attivano nella parte cognitiva del cervello, ma si attivano nella nostra corteccia pre-motoria, quella parte del cervello che presidia i movimenti del corpo. Si tratta di una comprensione “motoria”, non razionale o intellettuale, perché le funzioni cognitive e di elaborazione delle emozioni si attivano dopo l’attivazione dei neuroni specchio! Quindi io prima “ti sento con il corpo” e dopo capisco che cosa succede.


I cavalli sanno leggere le nostre emozioni


Ora, a proposito dei cavalli, si ipotizza da tempo la possibilità di un raffinato sistema di neuroni specchio. Sarebbe questo sistema a permettere ai cavalli di contagiarsi emotivamente: se un membro del branco si spaventa, si spaventano tutti, e se qualcuno è felice è molto probabile che riesca a contagiare di galoppo o di gioco i membri del suo stesso branco. È grazie a questa capacità di contagio emotivo che i cavalli sono riusciti a sopravvivere per millenni, riuscendo a comunicare tra di loro anche a grandi distanze.


Quando i cavalli si relazionano a noi, i loro neuroni specchio sono costantemente attivi e la cosa più sorprendente è che i cavalli non solo sentono le nostre emozioni in presenza ma è scientificamente provato che sono addirittura capaci di riconoscere le emozioni umane in fotografia: uno studio del 2016 dell’Università di Sussex ha dimostrato che se, per esempio, i cavalli vedono un volto che esprime rabbia anche solo in fotografia, lo scrutano attentamente con l'occhio sinistro (un comportamento associato alla percezione degli stimoli negativi) mentre il loro battito cardiaco accelera e mostrano segni di stress (cfr. https://www.lescienze.it/news/2016/02/12/news/cavalli_leggono_espressioni_volto_umano-2968379/).

I cavalli vivono con noi da millenni e, nella mia personale esperienza di osservazione e di studio e di relazione con cavalli liberi di sceglierci (cioè non costretti da lunghine o tondini a relazionarsi con noi), posso confermare senza ombra di dubbio che i cavalli non solo sentono le nostre emozioni, ma se non possono allontanarsi da un umano che ha emozioni “disturbanti” sotto la soglia di consapevolezza, vengono contagiati dall’emozione stessa e la riproducono a specchio: in una parola, vengono contagiati da quelle emozioni di cui l’essere umano non si accorge.

Nei seminari faccio spesso questo esempio: se io ho avuto una giornata frustrante al lavoro e poi vado dal mio cavallo, sarò indubbiamente felice di vederlo e senza accorgermene, “seppellirò” quella frustrazione sotto la felicità. Il cavallo – che di solito è costretto ad interagire con noi, perché lo prendiamo, gli mettiamo la capezza e insomma non è mai libero di allontanarsi ed è costretto a starci vicino e a interagire con noi - molto probabilmente darà segnali di frustrazione in nostra presenza, venendo letteralmente contagiato dall’emozione sottostante.


Paura, rabbia e ansia: le emozioni più disturbanti per un cavallo


Due sono le emozioni umane da cui il cavallo viene contagiato se non è in grado di allontanarsi da noi: la paura (e tutte le sue sfumature, dalla preoccupazione, all’agitazione, all’ansia) e la rabbia (e da tutte le sue sfumature che vanno dalla frustrazione all’irritazione alla fretta..)


Gli studi scientifici sui cavalli stanno dimostrando che questi ultimi sono in grado di riconoscere dei microsegnali FISICI dell’essere umano che vanno dalla mimica facciale (riconoscono le nostre emozioni addirittura in fotografia!) a quella corporea.

Un cavallo è in grado di “leggere” le nostre emozioni (e il nostro linguaggio del corpo) a grande distanza, non appena entriamo nel suo campo visivo e se libero, secondo la mia esperienza, tenderà a non avvicinarsi o ad allontanarsi da una persona portatrice inconsapevole di emozioni disturbanti (l’ansia è una di queste….) e si avvicinerà piuttosto volentieri a una persona calma e rilassata.

È per questo che da anni insegno agli esseri umani che si relazionano ad un cavallo a riconoscere le proprie emozioni primarie e secondarie e ad utilizzare strumenti di intelligenza emotiva PRIMA di entrare in contatto con un cavallo (ed è per questo che nel creare l’approccio "AS ONE®: L’arte di connettersi ai cavalli con la sola presenza" , ho chiamato il primo rituale "IO SONO" dove prima di avvicinare un cavallo prendiamo contatto con noi stessi e con tutto quello ci “abita” emotivamente e mentarlmente in quel momento).


Fretta e rabbia per un cavallo sono uguali...



Gli studi di neuroscienza stanno aggiungendo interessanti dettagli a proposito delle nostre emozioni. Ci dicono che un essere umano impaurito o arrabbiato (anche se non consapevole di esserlo) ha un battito cardiaco più accelerato; un respiro più veloce; una pressione sanguigna più alta e un linguaggio del corpo più scattoso di un essere umano calmo e consapevole: invia cioè segnali corporei assolutamente inconsapevoli dovuti all’attivazione del sistema simpatico. È bene ricordare che il sistema simpatico e parasimpatico, nel sistema nervoso autonomo, sono volti diversi della stessa medaglia e hanno il compito di mantenere il nostro corpo in equilibrio o omeostasi prima dei diversi stimoli esterni. Tuttavia, la differenza principale sta nelle sue funzioni: mentre il sistema simpatico è responsabile dell’attivazione del nostro corpo per reagire agli stimoli, il sistema parasimpatico è responsabile di rilassarlo per tornare allo stato di naturale equilibrio dell'organismo.


È molto interessante sapere anche che le neuroscienze ci dicono che anche una persona che tende a sopprimere le emozioni provoca le stesse identiche reazioni “di allerta” nel sistema simpatico. Non solo: un essere umano che abbia fretta e urgenza mostra le stesse identiche reazioni fisiologiche di una persona arrabbiata. Allan J Hamilton che è un neurochirurgo cerebrale (per gli esseri umani) e che ha studiato il cervello dei cavalli sostiene senza ombra di dubbio che un cavallo non sa distinguere un essere umano che abbia fretta e urgenza da un essere umano che sia arrabbiato: se il cavallo non è libero di allontanarsi verrà contagiato dalle nostre emozioni, dando segnali di stress o di agitazione di fronte a un essere umano che abbia anche soltanto fretta e non di rado farà scatti improvvisi o, in caso di un cavallo poco centrato o nevrile, potrebbe arrivare addirittura a morderci per chiederci di allontanarci. Non si tratta di un morso senza motivo: in natura, i cavalli non mordono mai senza motivo. Il morso “aggressivo” (c’è anche quello di gioco, ma è un’altra cosa) viene utilizzato da un cavallo come ultima chance per costringere un membro del branco ad allontanarsi. Prima di mordere, di solito usa lo sguardo, poi appiattisce le orecchie e, se la richiesta pacifica di “allontanati da me” non viene accolta, morde (in alcuni più rari casi ho osservato che un cavallo può mordere come vizio per richiedere l’attenzione dell’umano o per chiedere una carota o un biscottino che gli umani tendono a portare in tasca (cosa che sarebbe da evitare sempre!!!!), ma il suo linguaggio del corpo è completamente diverso: basta osservarlo.


Il circuito delle emozioni: la "via bassa" e la "via alta"


La cosa molto interessante è che i cavalli tendono a rilassarsi quando un essere umano prende consapevolezza delle proprie emozioni e, soprattutto, quando viene attivato il sistema parasimpatico. In questi casi i cavalli, piuttosto velocemente, si rilassano e danno segnali chiari: masticano; sbruffano e in alcuni casi sbadigliano… Come mai?



Una risposta potrebbe fornircela Daniel Goleman quando esamina le due vie del cervello che percorrono le emozioni umane quando vengono attivate. Goleman distingue due circuiti portatori di emozioni: LA VIA BASSA e LA VIA ALTA.



- LA VIA BASSA è il primo circuito che trasporta le emozioni a una velocità supersonica e le fa giungere al corpo senza passare per la nostra parte logico-razionale, attivando una reazione immediata e non mediata dal pensiero.

- LA VIA ALTA: Queste informazioni emotive, dopo essere arrivate al corpo, giungono ai centri di elaborazione del pensiero, dove vengono elaborate secondo schemi culturali e cognitivi che permettono di riconoscere l’emozione e di decidere che cosa fare. Il nostro Essere è il risultato costante dell’interazione stretta tra via bassa (emozione/empatia pura) e via alta (emozione elaborata dal pensiero/empatia cognitiva). E gli studi ci dicono che le nostre prime esperienze di vita determinano l’equilibrio di questi due circuiti e possono inficiare la loro “collaborazione”: potremmo così avere una via bassa come circuito preferenziale ed essere persone estremamente emotive che non hanno nessun controllo sulle emozioni che così vengono costantemente agite e manifestate; oppure essere persone estremamente emotive che si impongono un controllo estremo su se stesse per non essere travolte dalle emozioni, le quali restano sempre sotto la soglia di consapevolezza, dando vita a uno stato di ansia quasi perenne e di cui la persona non sa spiegarsi il motivo (sistema simpatico perennemente attivo); o, ancora, essere persone con una "via alta" ipertrofica e quindi una facoltà logico-razionale che prende il sopravvento e tendenti quindi a “freddare” l’emozione con il pensiero e a non concedersi il tempo di “sentire” ciò che cii sta accadendo dentro (spesso si tratta di persone considerate “fredde” e molto razionali quasi totalmente disconnesse dalla propria percezione emotiva).

Ora l’INTELLIGENZA EMOTIVA è quel sistema di elaborazione globale delle emozioni che scaturisce dalla perfetta collaborazione tra "via bassa" e "via alta": un sistema di elaborazione emotiva che ci permette non solo di sentire (via bassa) e riconoscere (via alta) la nostra propria emozione, ma anche di riconoscere e sentire quella dell’altro (siamo esseri naturalmente empatici) e soprattutto di decidere che cosa fare. Chi è dotato di una profonda intelligenza emotiva raramente agisce le proprie emozioni e - anche se come tutti viene contagiato dalle emozioni degli altri (i neuroni specchio ci dicono che noi veniamo costantemente contagiati dalle emozioni altrui!) - possiede però la capacità di elaborare quelle emozioni e di gestirle in maniera funzionale in base alle circostanze. Ecco perché, di solito, le persone dotate di intelligenza emotiva sono molto più rilassate e tranquille di chi invece ne è sprovvisto. Anche se sanno di essere arrabbiate o riconoscono che l'altro è arrabbiato, queste persone posseggono la capacità di decidere che cosa fare di questa rabbia: cioè posseggono una sorta di “potere” non tanto sulle emozioni, quanto sul proprio agire e se mostrano la propria rabbia lo fanno in maniera consapevole, gestendo la “quantità” dell’espressione corporea e verbale in base alle circostanze. Posseggono in una parola una sorta di “leadership interiore”: “sento ciò che sento, ma agisco ciò che decido”.


Emozioni consapevolizzate e rilassamento del cavallo... Come è possibile?


Ma torniamo un attimo alle emozioni non consapevolizzate. Vi ricordate che la neuroscienza ci dice che chi trattiene o rimuove le emozioni impatta la propria fisiologia senza saperlo? Ha un battito cardiaco più accelerato; un respiro più veloce; una pressione sanguigna più alta e un linguaggio del corpo più scattoso di un essere umano calmo e consapevole: invia cioè segnali corporei probabilmente non decifrabili da un altro essere umano, ma che certamente non sfuggono al sofisticato sistema percettivo dei cavalli


Foto: Livia Maria Lazzari

Gli studi di neuroscienza ci dicono anche un’altra cosa interessante: nel momento in cui un essere umano prende consapevolezza delle proprie emozioni produce un immediato effetto sul sistema parasimpatico e consequenzialmente sul linguaggio del corpo: il battito cardiaco si rallenta; la pressione sanguigna si abbassa e il respiro si fa più calmo.

In effetti, quando un essere umano prende consapevolezza delle proprie emozioni in presenza di un cavallo, questo si rilassa quasi immediatamente: come mai? Ricordiamoci che i cavalli sanno addirittura leggere le nostre micro espressioni facciali in fotografia (e a queste reagiscono!) e, in presenza, non importa quale emozione l’essere umano stia consapevolizzando (potrebbe essere anche rabbia o paura): di fatto, il cavallo si rilassa. Ebbene, quello che la neuroscienza ci dice è che un essere umano che prenda consapevolezza delle proprie emozioni attiva il sistema parasimpatico e produce una scarica di neurotrasmettitori che, a cascata, influenzano positivamente corpo e sistema emozionale, riportandoci a un equilibrio interiore e fisiologico. Nei cavalli, questo nostro ritrovato equilibrio – fisico ed emotivo – ha un vero e proprio effetto di contagio positivo e il cavallo si rilassa come stiamo facendo noi…


La "leadership interiore" è l'unica via per relazionarci serenamente con un cavallo


È per questo che risulta vitale essere consapevoli di sé in presenza di un cavallo: che ci piaccia o no, trattenere, evitare, camuffare o rimuovere emozioni ha un impatto negativo sul cavallo. Gli studi sui cavalli non sono ancora giunti al punto di dimostrare scientificamente che il cavallo rispecchia l’emozione che sta sotto la soglia di consapevolezza umana (la scienza è molto indietro…), ma io – nei miei seminari di intelligenza emotiva mediata dai cavalli liberi – l’ho visto accadere centinaia di volte: improvvisamente, in presenza ravvicinata di un umano che mi sta raccontando qualcosa che lo riguarda, un cavallo si spaventa o “abbassa le orecchie” (paura e rabbia represse sono le emozioni più fastidiose per un cavallo). In quel caso, mi basta semplicemente invitare la persona a vedere che cosa è appena accaduto e chiederle: “Puoi riflettere un attimo e dirmi quale emozione accompagnava il tuo racconto nell’attimo in cui il cavallo ha avuto quella reazione?”. Non mi è mai successo in quasi dieci anni di attività che l’emozione consapevolizzata dalla persona non corrispondesse alla reazione del cavallo e non mi è mai successo che, una volta consapevolizzata e verbalizzata l’emozione, un cavallo non si rilassasse più o meno profondamente (più l’emozione consapevolizzata era repressa fino ad allora, più il cavallo si rilassa quando viene portata alla coscienza umana...). E quando dico mai, non sto esagerando.


Vi riporto un esempio per farvi capire di che cosa sto parlando.

Tempo fa, in un mio seminario dal titolo “Il desiderio del cuore” (in cui si lavora sul prendere contatto con un desiderio profondo), quando fu il suo turno individuale di lavorare accanto ai Cavalli Maestri, una donna mi raccontò che era felicissima perché aveva deciso di lasciare il suo impiego fisso per seguire la sua attività del cuore. Incredibilmente, mentre parlava di questa felicità, Sabbia (la femmina dei Cavalli Maestri) ebbe un movimento improvviso di irritazione e allontanò uno dei maschi, ritornando immediatamente tranquilla (i miei Cavalli Maestri sono cavalli assolutamente resilienti e abituati alle emozioni umane: non appena espressa l’emozione, tornano immediatamente sereni, come se nulla fosse successo).

Quando feci notare alla donna quel movimento irritato che Sabbia ci aveva mostrato e le chiesi se, per caso, mentre mi raccontava della sua felicità, non ci fosse anche un po’ di rabbia, lei scoppiò a piangere: mi disse che era terribilmente arrabbiata con suo marito perché lui non appoggiava affatto la sua scelta e questa sua decisione stava mettendo in crisi il loro rapporto...


Potrei fare decine e decine di esempi a proposito del contagio emotivo umano sui cavalli e troverei ovviamente decine e decine di oppositori… Per la verità, non ho alcun interesse a convincere chiunque di ciò di cui da anni faccio esperienza: vorrei semplicemente invitarvi a fare più attenzione quando siete in presenza di un cavallo e, ad “adottare”, se ne avete voglia, questa possibilità, registrando ciò che accade o è appena accaduto dentro di voi l'attimo prima che il cavallo mostri insolite reazioni non giustificate da quello che sta accadendo intorno a voi...

Foto: Cinzia Bongini

Tuttavia lo ribadisco con assoluta certezza empirica: per noi esseri umani, sviluppare Intelligenza Emotiva, Presenza Mentale e Consapevolezza di Sé – cioè una Leadership interiore - può soltanto far bene al nostro rapporto con i cavalli. Ma la consapevolezza di sé è un cammino profondo e certamente impegnativo perché significa prendere contatto anche con ciò che nascondiamo perfino a noi stessi e, soprattutto, attuare modifiche nel nostro modo di vivere le emozioni, imparando a gestire quelle più scomode (paura, rabbia e ansia in primis…) per il nostro bene e per quello degli altri.


Da parte mia sono convinta, che nessuno più di un cavallo saprà rivelarci e “rispecchiare” – che ci piaccia o no – a che punto siamo su questo cammino di autoconoscenza.

È per questo che i cavalli sono Maestri incredibili per chiunque scelga di relazionarsi a loro incontrando prima di tutto se stesso: è impossibile mentire a un cavallo e, quella che i cavalli ci offrono, sarà sempre e comunque una via verso la più profonda Autenticità, con noi stessi e con gli altri.


© Alessia Giovannini


Nessuna parte di questo articolo può essere riprodotto in qualsiasi forma senza la citazione della fonte

415 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page